LA POLITICA CONTINUA A PRENDERE IN GIRO  LA GENTE !.

Le trasmissioni televisive che affrontano i gravi problemi che sta attraversando la maggior parte degli italiani non si possono più ascoltare, sono disgustose e fanno rabbia: ma è mai possibile che i nostri politici – di destra, sinistra, centro, grillini ecc – non si rendono conto che sono diventanti ridicoli e sfacciati ?  Continuano, ogni giorno e su tutti i canali televisivi a “recitare  la parte”

di chi vuole risolvere la disoccupazione giovanile, il problema degli esodati e della disoccupazione, la sburocratizzazione del sistema, ecc., ma COME LI VOGLIONO RISOLVERE nessuno  fa una proposta concreta.

La legge di stabilità proposta dal Governo è una cosa ridicola, peggio del decreto  “DEL FARE”, sono certo che i nostri politici – anche i ministri ed i loro tecnici – non sanno neanche cosa contiene una busta paga, non sanno che cosa è la CASSA EDILE, non sanno come è distribuito il carico previdenziale ed assistenziale in busta paga ( 9/10% del salario lordo a carico del dipendente e

29/30% a carico del datore di lavoro), non sanno che in busta paga viene trattenuta dal datore di lavoro l’IRPEF ( che è una imposta progressiva) e le add.li comunali e regionali ( imposta proporzionale): un operaio dell’edilizia costa al datore di lavoro euro 700,00 mensili solo di contributi previdenziali ed assistenziali ! come si può ridurre il CUNEO FISCALE? recuperando altre risorse finanziarie dalle spese che il nostro sistema politico-amministrativo sperpera, in primis il costo della politica e dei politici di ogni ordine e grado –  il parlamento costa 22.000.000,00 al mese, basta dimezzare l’emolumento ai parlamentari e al personale delle due camere, ecc. è una canzone che non vogliono ascoltare i signori politici: ridurre ad € 3.000,00 mensili gli stipendi dei burocrati inutili del Governo, del parlamento, delle Regione, delle Provincie, dei Comuni ecc., annullare immediatamente i 550 enti inutili ecc. – Ma queste cose le sentiamo tutti giorni dai cittadini comuni e da qualche giornale, perché non si sono attuate? e perché i politici non assumono immediata posizione e attuano i provvedimenti del caso? forse hanno paura di andare poi alla Charitas per avere il pasto? E’ vergognoso ed è anche peccato (per chi è credente): come fanno a dormire tranquillamente queste persone sapendo che vi è gente che non può comprare il pane e dare da vivere ai propri figli? VERGOGNA!

A questo punto si deve affermare che il SISTEMA ITALIA non funziona per niente, solo eventi sociali straordinari possono cambiare le cose per attuare un minimo di giustizia sociale.

 

  

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20 ottobre 2013 · 09:36

IL “POTERE” GIUDIZIARIO E LA COSTITUZIONE ITALIANA

La disputa che da anni si protrae relativamente alla definizione di “potere giudiziario” attribuito alla Magistratura è divenuta attualissima in seguito alla sentenza della Suprema Corte di pochi giorni fa che condannava Silvio Berlusconi confermando in larga parte la sentenza della Corte di Appello di Milano.

Non sono un Berlusconiano e non sono un PDLllino, ma un semplice cittadino che ha avuto la fortuna di frequentare le scuole superiori prima del 1968 (quel ’68 che ha formato tanti dei PM di oggi) e di aver avuto come docente di diritto ed economia politica un grande professore: studioso, erudito e illuminato!

Questi, già quando eravamo al terzo anno ci faceva studiare il diritto pubblico ed in particolare la Costituzione della Repubblica Italiana, con approfondimenti particolari che solo oggi riesco ad apprezzare, iniziando dall’art. 1: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al POPOLO, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

E poi gli artt.  48 e 75 sul diritto di voto per tutti i cittadini che hanno compiuto i 18 anni (con suffragio universale) e le disposizioni sulla formazione delle leggi e il referendum popolare.

Dai principi contenuti in questi pochi articoli si può già comprendere facilmente che il POTERE è esercitato dal popolo con gli istituti di democrazia diretta ed indiretta (le votazioni), perciò l’unico e solo “potere dello Stato” è quello “legislativo” che appartiene al Parlamento della Repubblica composto di due camere (senato e camera dei deputati) elette dal popolo.

Vi è poi il c.d. potere “esecutivo” – rappresentato dal Governo – che un potere sì, ma di natura derivata, atteso che il Governo, nominato formalmente dal Presidente della Repubblica, deve avere l’approvazione del Parlamento.

La Carta Costituzionale non parla MAI di POTERE GIUDIZIARIO, poiché la Magistratura, e per essa i suoi componenti, non sono eletti dal popolo né direttamente, né indirettamente, ma entrano a far parte di quest’organo di amministrazione della giustizia per concorso. Quello giudiziario perciò non è un potere, ma solo un ORDINAMENTO dello Stato, come l’ordinamento scolastico, l’ordinamento amministrativo degli enti locali ecc.

Perché allora si continua a voler attribuire alla Magistratura il rango di “potere” dello Stato se questa non è eletta dal popolo? Come detto la Magistratura è un semplice “ordinamento” dello Stato che quindi deve “servire” la collettività senza interferire sulle scelte democratiche del popolo sovrano.

Che democrazia è la nostra se una persona, solo perché ha vinto un concorso pubblico, può a suo piacimento agire contro un cittadino (perché presume che questi abbia commesso un reato) senza dover rispondere a nessuno per i propri errori?

Eppure gli altri poteri dello Stato (quelli veri) sono sempre chiamati a rispondere del loro operato e dei loro errori: il Parlamento risponde agli elettori, il Governo risponde al Parlamento. A chi risponde la Magistratura? la risposta è semplice: a nessuno, o meglio solo a se stessa (CSM) e quindi è in realtà più potente dei poteri dello Stato pur essendo solo un suo “ordinamento”.

Non a caso nei paesi civili e moderni la pubblica accusa è esercitata da soggetti eletti dal popolo (sovrano) e non per “concorso”; in ogni caso negli altri Paesi i giudici sono soggetti a regimi di responsabilità ben diversi dai nostri. Ed è proprio per tali ragioni che non bisogna farsi influenzare dai commenti che talvolta arrivano dall’estero, dove trovano scandalosa la contrapposizione tra politica (id est, Berlusconi) e Magistratura che da anni caratterizza la vita del nostro Paese. E’ infatti comprensibile che per un inglese, un tedesco o un americano sia assurdo criticare l’operato di un giudice, ma non bisogna dimeticare che loro ragionano con i canoni del loro sistema giudiziario e non del nostro, che certamente ha qualcosa che non funziona a dovere. Insomma, l’Italia è un Paese anomalo anche in questo.

Ci si deve inoltre domandare: perché i magistrati nel nostro Paese devono essere remunerati  con stipendi da capogiro pagati dai cittadini (senza parlare degli altri privilegi e benefici di cui godono)? e perchè è così difficile fare una riforma della giustizia che preveda la resposabilità civile per i giudici che sbagliano? Dobbiamo forse partire dall’assunto che la Magistratura sia sempre infallibile? Con tutto il rispetto, mi rifiuto di crederlo.

Il concetto è elementare: non vi può essere un potere dello Stato (rectius, ordinamento) sovraordinato agli altri e tutti i poteri dello Stato devono rispondere per il loro operato. Per dirla in modo semplice: chi sbaglia paga e questo deve valere per tutti; se quindi vale per i politici (compreso Berlusconi), perchè non deve valere anche per i giudici?!

Anche se può sembrare irrilevante rispetto alla situazione attuale, il problema in realtà non è di poco conto; infatti un PM che sa che di dover dar conto del proprio operato tenderà inevitabilmente a concentrare il proprio lavoro solo dove ce n’è effettivamente bisogno (mettendo da parte le proprie battaglie ideologiche). Diversamente opinando si rischia di attribuire a questi soggetti un potere pressochè smisurato. 

Il mio professore di diritto è andato in pensione dopo 44 anni di servizio come dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione, con una pensione che non si avvicina nemmeno lontanamente a quella di un Magistrato, ed ha diffuso per quasi mezzo secolo cultura e onestà tra i suoi studenti; ha formato migliaia di giovani divenuti ottimi imprenditori, professionisti ecc. e già molti anni fa – in tempi non sospetti – ci insegnava questi elementari concetti che oggi sono oggetto di dibattito quotidiano e che sono divenuti probabilmente la causa principale dello stallo del nostro Paese.

continua

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SI CONTINUA A PERDERE TEMPO !

E’ mai possibile che certe riforme sembra si possano fare solo con un regime dittatoriale? E’ mai possibile che la “democrazia” non è in grado di riformare la Costituzione di uno Stato vecchia sessantacinque anni così come tutte le leggi inutili e dannose partorite in questi anni?

Non esiste al mondo un “sistema” così burocratizzato come quello italiano: ogni ufficio pubblico è un centro di potere. Non tutti sanno, infatti, che con la riforma Bassanini degli anni novanta, poiché il responsabile del procedimento amministrativo è un funzionario dell’Ente – che non facilmente si assume le responsabilità del caso – la pastoia burocratica si è ulteriormente “impastoiata”. Nessuno è in grado di dire però come si può snellire il sistema burocratico ed amministrativo nel nostro paese: allora provo a farlo io con parole semplici!

A) Eliminare i Comini con meno di 20.000 abitanti ed accorparli per zone geografiche omogenee: con la telematica tutti i servizi comunali possono essere infatti garantiti in tempo reale a tutti i cittadini (anche quelli che risiedono in zone “sperdute” del territorio).

B) Eliminare le Province (questo argomento ormai è diventato il cavallo di battaglia di qualsiasi politico, come se ci volesse un genio per capirlo!) trasferendo i servizi oggi prestati dalle Province ai Comuni.

C) Eliminare le Comunità montane, attribuendo ai Comuni i compiti attualmente espletati dalle Comunità Montane.

D) Eliminare L’Agenzia del Territorio (già accorpata nell’Agenzia delle Entrate) e trasferire ai Comuni i compiti catastali.

E) Eliminare le Sovrintendenze ai beni ambientali, culturali ed artistici, trasferendo i poteri sempre ai Comuni.

F) Eliminare immediatamente le C.C.I.A.A. (cioè le camere di commercio) e tutti gli albi da queste tenuti, trasnferendo anche in questo caso il tutto ai Comuni.

INSOMMA i COMUNI, opportunamente riordinati  su base geografica OMOGENEA devono e possono assicurare ai cittadini la prestazione di servizi pubblici e la cura del territorio.

Inutile ribadire poi che i parlamentari devono essere ridotti a trecento, si deve superare il bicameralismo perfetto e il presidente della Repubblica ed il Primo ministro devono essere la stessa persona eletta direttamente dal popolo.

Abolire inoltre completamente il finanziamento ai partiti, ai giornali, ai patronati, ecc… tutte risorse sprecate che non hanno alcun ritorno. Se chi organizza e gestisce partiti, giornali e patronati è in grado di farlo seriamente e impiegando le migliori capacità, è certo che queste entità sopravviveranno lo stesso senza pesare sul groppone della collettività.

Procedere immediatamente all’accorpamento delle Regioni –  al massimo in 10 Regioni – e ridurre del 50% il numero dei consiglieri regionali, rivedendo  e perequando il loro appannaggio. ABOLIRE LE REGIONI A STATUTO SPECIALE che prendono da tutti senza dare a nessuno e si autogestiscono come meglio credono mentre le altre Regioni arrancano (ma poi perchè debbono avere questi privilegi? nessuno lo sa! perchè nessuno ne parla???).

Attuare con immediatezza una politica di perequazione dei salari, degli stipendi pubblici e delle pensioni, stabilendo un tetto massimo di € 5.000,00 mensili ed un minimo di e 1.000,00 e ciò per almeno cinque anni.

Insomma, se si vuole attuare una manovra seria per la ripresa economica c’è molto spazio per agire, ma bisogna procedere con urgenza a riformare l’apparato Statale in modo radicale e non con  iniziative  superficiali che non avranno alcun riscontro reale ed immediato.

continua.

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COME COMBATTERE LA DISOCCUPAZIONE

Quando si ascoltano i programmi televisivi sul tema della disoccupazione viene una certa rabbia perché i signori giornalisti, pur vivendo lontano dalla realtà, vogliono far credere di affrontare il problema come se ne avessero piena e perfetta cognizione pratica.

Questa mattina, 1° giugno, si intervistavano alcuni giovani e si chiedeva loro quanti curriculum avevano inviato e quanti colloqui di lavoro avevano affrontato: ne sono uscite le cose più disparate… Poveri giovani usati dai giornalisti che speculano sulle loro “disgrazie” invece di fare informazione divulgando le idee di chi presenta proposte concrete per affrontare il grave della disoccupazione. Per questo mi chiedo: esiste qualcuno che si sia mai domandato veramente come far crescere l’economia e come riprendere fiducia nello Stato al fine di creare le condizioni economiche di base per poter creare posti di lavoro? La risposta sembra essere NO. Anzi, il problema in televisione viene spesso affrontato con continui appelli alle poche imprese rimaste in vita ad assumere… ma a quali condizioni e con quali risorse non è dato saperlo. Insomma, in quale mondo vivete voi giornalisti? Spiegateci piuttosto a quanto ammonta il vostro stipendio e quanti finanziamenti ricevete dallo Stato!

Ma veniamo al concreto.

E’ stato sbandierato dai mass media che in Italia ci sono duecentomila giovani laureati disoccupati. Ecco come se ne possono impiegare quarantamila circa in pochi mesi: la giustizia tributaria in Italia occupa circa 40.000 giudici, togati e non togati; ogni commissione giudicante è formata da un giudice togato e da due giudici non togati, sia nelle Commissioni Tributarie Provinciali che Regionali. Dal luglio 2011 per incardinare un processo tributario i ricorrenti devono pagare il contributo unificato, proporzionato al valore della lite. Le cause spesso risultano molto complesse e ricche di documentazione probatoria, richiedono un particolare e attento impegno oltre che una speciale preparazione tecnica in materia tributaria (e non solo), che non sempre si riscontra. Allora perché non istituire una magistratura tributaria specializzata ed indipendente  istituendo regolari concorsi per giovani laureati in economia, legge, agronomia, ingegneria, ecc? Perché non verificare gli introiti derivanti dai contributi unificati che si pagano e programmare una riforma a “costo zero”  assumendo i nuovi laureati che sono sicuramente qualificati? Si toglierebbero dalla strada 40.000 laureati e con un sistema di giustizia tributaria più efficiente e competente si renderebbe un servizio migliore ai cittadini, oltre a contribuire in maniera più “giusta” e equa alla lotta all’evasione.

Per incentivare le assunzioni nelle imprese private, anche piccole e medie, bisogna invece immediatamente (con Decreto Legge) ridurre almeno ad 1/4 gli oneri previdenziali (che in gran parte gravano sul datore di lavoro) rispetto al livello attuale e ridurre anche il prelievo fiscale in busta paga! La situazione infatti è insostenibile: un impiegato a tempo pieno costa più di 700 euro mensili al datore di lavoro in termini di oneri previdenziali e tributari a fronte di un netto in busta dell’impiegato che non arriva ai 1.000 euro; un operaio dell’edilizia, per il quale si deve anche versare la cassa edile (carrozzone inutile), costa circa 160 euro al giorno per 26 giorni mensili minimo, mentre nelle tasche dell’operaio ne entrano poco più di 70. E’ una situazione è insostenibile per le imprese!

Per assumere un apprendista poi, ad esempio, in regione Campania il datore di lavoro è gravato da costi accessori assolutamente esorbitanti e inspiegabili, perché il corso di  formazione qualificante è a carico delle imprese e costa 500 euro annui per due anni (quindi  1.000 euro); si tratta di un ulteriore balzello che deve essere versato agli enti di formazione. Ma la formazione, si sa, può essere fatta benissimo all’interno dell’azienda a costo zero! Perché quindi rendere ancora più inutilmente costosa proprio l’assunzione dei giovani apprendisti?

Non bisogna poi dimenticare l’infamia prevista nella legge Fornero, che è inaudita:  il datore di lavoro, se è costretto a licenziare per crisi del settore, deve erogare all’INPS il contributo di “licenziamento” che ammonta ad 1.450 euro: è cosa assurda, insostenibile e che non ha alcun senso!

E allora, quando parliamo di disoccupazione giovanile, pensiamoci bene e cerchiamo di parlare di cose concrete senza fare inutili “accorati” appelli o demagogia da quattro soldi come purtroppo spesso si vede in televisione. D’altra parte se le imprese non assumono una ragione reale ci sarà…

Continua!

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EQUITALIA = STATO ITALIA

L’esattore delle tasse, delle imposte e dei contributi è l’EQUITALIA SPA, una società pubblica a cui partecipano l’AGENZIA DELLE ENTRATE e L’INPS che sono gli unici soci.

Prima di parlare di Equitalia e del sistema (assurdo) di riscossione che vige nel nostro Paese è opportuno, soprattutto per i meno esperti, ricordare quali sono i principali tributi nel nostro sistema affinché non si parli genericamente solo di TASSE.

I tributi  in Italia sono principalmente di tre tipi: le tasse, le imposte ed i contributi.

Le “tasse” si pagano allo Stato o agli Enti pubblici quale corrispettivo dei servizi da questi prestati ai cittadini (es. la TARSU è una tipica tassa perché versata all’Ente Comune che deve prestare un servizio al cittadino in termini di raccolta e smaltimento dei rifiuti).

Le “imposte” – che si dividono in dirette  (IRPEF, IRES e IRAP ) ed indirette (IVA, IMPOSTE DI REGISTRO, IPOTECARIE CATASTALI, ECC…) – sono prelievi coattivi imposti dallo Stato che deve garantire ai cittadini servizi oggettivamente non definibili (la difesa, l’istruzione, le infrastrutture, l’ordine pubblico ecc.).

I “contributi”, infine, sono oneri che ogni cittadino sostiene per procurarsi una previdenza futura (pensione) ed un’assistenza sanitaria o infortunistica immediata. Si pagano all’INPS e all’INAIL.

Con lo sviluppo dello STATO SOCIALE alcune tasse hanno perso la loro “specialità”, ma nella sostanza ancora oggi il carico tributario e previdenziale è rappresentato da tali  TRIBUTI.

L’art. 53 della Carta Costituzionale recita: “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

In base a tale articolo, ogni tipo di balzello o tributo deve essere rapportato alla “capacità contributiva del cittadino”. Volendo applicare alla lettera tale principio costituzionale il pensionato minimo (che percepisce euro 480 mensili) non dovrebbe pagare l’IMU, la TARSU (e forse neanche la corrente elettrica!!); il piccolo commerciante o artigiano che da anni non consegue utili sufficienti per sopravvivere non dovrebbe pagare IRPEF, IRAP, IMU, TARSU e neanche i contributi previdenziali “minimi” degli autonomi che sono pari ad € 3.200,00 annui!… ebbene sì, esistono i contributi previdenziali “minimi”, che cioè vanno versati all’INPS anche se non si consegue alcun reddito; ma se un piccolo commerciante o artigiano in un dato esercizio non ha reddito come può pagare!!??

Nel nostro sistema, purtroppo, l’art. 53 della Costituzione viene sistematicamente calpestato e disatteso. Ho appena fatto l’esempio del pensionato minimo e dell’artigiano che non consegue reddito, ma il discorso potrebbe continuare (ed è opportuno che mi fermi altrimenti sarei costretto ad  invitare i lettori a ribellarsi con più forza…). E’ evidente, comunque, che prima di parlare di “salario sociale” e altre idiozie simili, basterebbe chiedere e pretendere dai nostri politici il pieno e concreto rispetto dell’art. 53 della Costituzione, attraverso leggi più giuste, per risolvere i problemi di tantissime persone.

Tornando ad Equitalia, come detto, essa rappresenta la società che si occupa della “riscossione” dei tributi di cui abbiamo appena parlato. Equitalia, è una società (SpA), ma si “confonde” a tutti gli effetti con lo STATO: allora dove sta l’imbroglio?

Per capirlo basti un esempio:

Se un cittadino presenta il modello UNICO indicando erroneamente una detrazione di € 750,00 in dichiarazione per un figlio a carico che, sebbene studente, in estate ha lavorato percependo un salario complessivo che supera la soglia di euro 2.840,00 che fa perdere il diritto alla detrazione, succede quanto segue.

L’Agenzia delle ENTRATE dopo un anno circa dalla consegna della dichiarazione dei redditi invia un c.d. AVVISO BONARIO invitando il contribuente a pagare entro 30 gg quanto dovuto per l’indebita detrazione + interessi e una sanzione ridotta pari al 10% della maggiore imposta dovuta. Se il contribuente non paga, l’Agenzia invierà il ruolo all’esattore EQUITALIA il quale provvederà ad emettere la relativa cartella esattoriale che sarà formata dalle seguenti voci:

REPARTO ERARIO:

indebita detrazione:  €  750,00 + interessi per il ritardato pagamento

REPARTO EQUITALIA:

sanzioni 30%:  € 225,00

+ interessi di mora se il versamento non viene effettuato nei trenta giorni dalla notifica della cartella

+ aggio di riscossione del 9% sul totale dovuto (imposta, sanzioni e interessi), sceso all’8% da pochi giorni.

In sostanza, l’importo da versare a distanza di due anni raddoppia.

MA EQUITALIA (id est, L’AGENZIA DELLE ENTRATE E L’INPS) COME SI DICEVA E’ DELLO STATO, PERCIO’  SUGLI IMPORTI VERSATI IN RITARDO O OMESSI PER MANCANZA DI RISORSE FINANZIARIE DEI CONTRIBUENTI,  LO STATO APPLICA DI FATTO UNA DOPPIA SANZIONE (la sanzione vera e propria + il suo elevatissimo “aggio”) E DUE VOLTE GLI INTERESSI (quelli per ritardato pagamento e quelli di mora). DA CIO’ SI SPIEGA FACILMENTE COME EQUITALIA – IL CUI BILANCIO NESSUNO PRENDE IN CONSIDERAZIONE – PRODUCA UTILI PER CIRCA 20 MILIARDI L’ANNO.

La conclusione va da sé: il sistema di esazione dei tributi è incostituzionale perché lo STATO duplica le sanzioni e gli interessi.

La soluzione? Abolire immediatamente Equitalia, e predisporre direttamente presso i vari uffici  Erariali, l’INPS e i Comuni il settore CASSA agevolando il più possibile i pagamenti da parte dei contribuenti anche con lunghe dilazioni.

Per riparare i danni prodotti da EQUITALIA, inoltre, attuare immediatamente con DECRETO LEGGE una rottamazione delle cartelle esattoriali notificate a tutto  30/04/2013 depurandole di ogni specie di sanzione e aggio di riscossione, lasciando solo l’interesse legale del 2,5% fisso e cancellando gli interessi di di mora.

Questa è la situazione reale, ma sul punto la televisione in primis fa grande confusione perchè “pubblicizza” che EQUITALIA è infame e vessatoria, ma non spiega perché lo è e cosa fare subito per fermare l’infamia.

continua

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PROPOSTE CONCRETE ED IMMEDIATE PER FRONTEGGIARE E RISOLVERE

PROPOSTE CONCRETE ED IMMEDIATE PER FRONTEGGIARE E RISOLVERE LA CRISI ECONOMICA, FINANZIARIA ED OCCUPAZIONALE ITALIANA:

in tutti i dibattiti televisivi ogni politico ed ogni giornalista rappresenta le problematiche del paese ITALIA, facendo un lungo, noioso e sterile  elenco di “cose da fare”, ma nessuno,  dice  o sa dire o proporre, come operare per risolvere i problemi”: tutti sembrano scienziati, soprattutto i politici ed i giornalisti, ma continuano a parlare in lingua politichese!

Mi permetto di fare una carrellata di proposte concrete:

la prima cosa ridurre i parlamentari a 200, ed una sola camera, elezione diretta del capo dello Stato che deve essere anche capo del governo; dimezzare lo stipendio dei parlamentari e ospitarli a Roma nelle caserme dismesse idoneamente attrezzate con celle e mensa. Accorpare le regioni italiane, al massimo in sei macroregioni e ridurre ad un terzo i consiglieri regionali, dimezzare il loro stipendio; abolire le province che non hanno motivo di esistere; accorpare i comuni  sulla base della omogeneità del territorio: esempio, in penisola sorrentina vi sono attualmente tredici comuni,  ne bastano tre!.  abolire immediatamente le Camere di Commercio che sono carrozzoni che consumano milioni e milioni di euro l’anno, hanno una gestione autonoma sicuramente attiva poiché esse gravano con balzelli e diritti vari le imprese e gli agricoltori in modo vessatorio ed insopportabile: come spendono i soldi non è dato sapere, a Napoli sono stati finanziati sia l’incontro internazionali di tennis che la coppa America con tre milioni di euro, mentre gli uffici del Registro Imprese sono chiusi, gli impiegati licenziati e per iscrivere una impresa occorrono mesi  se non anni !!!! mentre dovrebbero concedere alle imprese contributi in conto interesse ecc. niente di tutto questo!!

abolire immediatamente i consorzi di bacino e gli altri carrozzoni regionali che consumano solo soldi e non hanno alcun ritorno in termini economici. 

Tutte le competenze delle camere di commercio e degli altri enti devono essere affidate ai comuni. I Comuni devono essere amministrati con criteri privatistici ed imprenditoriali, senza esternare alcun servizio e senza partecipare alle cosiddette società miste, esse si sono rivelate fallimentari – nella nostra regione Campania vedi la GORI SPA, La TERRA DELLE SIRENE SPA, PENISOLA VERDE SPA ecc. tutti carrozzoni per eludere il blocco delle assunzioni negli enti pubblici ma con costi quadruplicati !! Tutte società  con pesanti perdite che deve poi coprire la Regione o lo Stato.

altra misura urgentissima deve essere ” La perequazione salariale e pensionistica” per almeno cinque anni, stabilendo che sia gli impiegati pubblici che privati non devono percepire un salario o stipendio superiore a tremila euro mensili e non inferiore a mille euro mensili: ciò con un D. Legge concertato con i sindacati.

 Abolire tutti i privilegi dei politici  in ogni “stato e grado”  con effetto retroattivo, ridurre ulteriormente le auto blu e annientare immediatamente il rimborso spese ai partiti: i partiti devono essere mantenuti dagli iscritti; non è vero che in tal modo la politica la faranno solo i ricchi perché in democrazia la politica la fa la maggioranza!! .

Rinegoziare con l’Europa tutta la materia agricola,  tenendo presente che il 70% delle aziende agricole  italiane sono in ( o meglio erano) in zona collinare e disagiate perciò proteggere le colture tipiche mediterranee ( noci, olivi, viti ecc.) e non continuare a svenderle alla Germania o peggio ancora – in una politica globalizzata – alla Cina o agli altri paesi emergenti: noi dobbiamo curare il territorio – territorio – parola che sento mille volte al giorno ma che nessuno spiega come

proteggere: bisogna coltivare i territori collinari e montani, curare il sottobosco con i metodi tradizionali, affidandoli alle imprese di allevamento bovino e alla pastorizia, concedendo contributi mirati e controllati. Sapete come si cura il “territorio” ? zappando i terrazzamenti delle colline, preparandoli con solchi e fonti che fermano l’acqua delle piogge ed alimentano il terreno coltivato con colture tipiche mediterranee, trattasi di terreni a redditività “marginale” o extramarginale per cui lo Stato deve attuare una programmazione concreta del territorio facilitando l’accesso e concedendo attrezzi e macchinari idonei per tali tipi di colture. Tutti i fondi europei destinati all’agricoltura POR PSR ecc. sono stati destinati unicamente alle poche aziende agricole a coltura intensiva, non si è tenuto presente in alcun modo l’eccessivo frazionamento della proprietà rurale e collinari e non si è capito che la “microazienda” agricola è linfa vitale dell’economia nazionale in uno con le piccole e medie imprese artigiane e commerciali. I nostri politici sono stati capaci di svendere l’agricoltura italiana all’Europa, principalmente alla Germania !! viva l’Italia !!, a questo punto mi viene in mente DANTE Alighieri che fina dalla seconda metà del 1300 scriveva in un canto del Paradiso della Divina Commedia:

“ai serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta non donna di provincia ma bordello”. 

continua.

 

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12 Maggio 2013 · 09:52

L’ entrata in vigore della moneta unica –

L’ entrata in vigore della moneta unica – euro – accompagnata da una politica deflazionistica, ha scoraggiato i risparmiatori a depositare i propri risparmi in banca o in posta e ciò perché il tasso di interesse era ed è bassissimo, molte volte gli interessi non coprono gli oneri bancari, ciò ha  indotto i risparmiatori – sia  percettori di reddito fisso – impiegati, operai e pensionati – sia i percettori di reddito d’impresa a tesaurizzare il risparmio in contanti – negli ultimi dieci anni si sono venduti milioni di casseforti -. La introduzione delle normative restrittive sulla circolazione contanti non consente oggi a questi soggetti di immettere sul mercato la moneta tesaurizzata in contanti, e ciò per non incorrere in accertamenti finanziari e bancari o in accertamento da redditometro.  Ciò accompagnato dalla politica monetaria speculativa  delle banche,  portata avanti negli ultimi quindici, ha provocato un fenomeno pericolosissimo di recessione economica: per la caduta della domanda interna, per la mancanza di finanziamenti alle imprese, per la carenza di liquidità ecc.. Per dare un minimo di soluzione al problema ho proposto “uno scudo fiscale interno” al fine di consentire ai risparmiatori di immettere sul mercato la moneta tesaurizzata, distinguendo i risparmiatori percettori di reddito fisso ed i risparmiatori percettori di reddito variabile (impresa ecc.). Redigendo una tabella del risparmio per i percettori di reddito fisso, cioè senza pretendere da questi alcun tributo sul risparmio scudato (proporzionalmente al reddito percepito negli ultimi dieci anni) oltre il limite determinato è necessario predisporre una aliquota d’imposta progressiva ( se il pensionato ha percepito una pensione di € 1.200,00 mensile ed è proprietario della propria abitazione allora si può ipotizzare che abbia potuto risparmiare € 3.000,00 annui che per dieci anni ammontano ad e 30.000,00 – somma massima scudabile senza oneri). Per i percettori di reddito di impresa e lavoro autonomo che volessero scudare il risparmio tesaurizzato in contanti basta determinare una tabella di aliquote progressive, fino all’aliquota  massima IRPEF e consentire in tal modo l’immissione nel circuito finanziario della moneta contante.( in tal caso senza alcuna franchigia). Da una indagine fatta sul mercato reale tutti sono d’accordo a pagare per poter liberalizzare la moneta. Naturalmente non si tratta di condono fiscale perché comunque l’Agenzia delle Entrate potrà accertare maggiori redditi oltre quelli scudati. Qualche politico di turno – che capisce molto poco – ha interpretato la cosa come un condono e mi ha ammonito affermando che il “condono è un sacrilegio contro Dio e contro gli uomini”. Sono perfettamente d’accordo, ma è un sacrilegio anche lo stipendio dei politici, le tre pensioni che hanno molti politici e molti burocrati del sistema, e lo sperpero di danaro pubblico che fanno i politici!  è una  vergogna!!..

In sintesi, attuando una riforma del sistema monetario e creditizio con l’intervento del potere pubblico attraverso l’introduzione della SPECIALIZZAZIONE BANCARIA ed il ritorno dei governi a controllare la materia monetaria e creditizia attraverso le manovre quantitative classiche, la immissione sul mercato monetario della moneta tesaurizzata in contanti, possiamo avere dei benefici immediati in termini di stimolo della domanda interna e di finanziamenti alle imprese.

continua.

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27 aprile 2013 · 18:31

cause della crisi economica italiana, europea e mondiale-2

Per quanto esplicitato nell’art. precedente, si può affermare che la materia monetaria e creditizia non può essere lasciata in mano ai privati, ma si deve immediatamente trovare un accordo almeno a livello europeo per tornare ad una forma di “specializzazione bancaria” governata e controllata dai governi dei singoli paesi con una supervisione della BCE. Le manovre quantitative devono essere decise dai governi dei singoli Stati con il  N.O. della BCE e perciò dell’Europa.

L’adesione alla moneta unica europea ha prodotto gravi danni e squilibri all’Italia, la causa primaria va ricercata nel rapporto di cambio lire- euro fissato in lire 1.936,27: ma quale scienziato o grande mente lo ha determinato e come è stato quantificato? L’economia italiana è basata per il 50% sul “sommerso” e grazie al sommerso non si è scatenata una rivoluzione ! Bisognava aspettare ancora un decennio per entrare nella moneta unica e ciò per svariati motivi, principalmente la lotta alla evasione – cha ha trovato finalmente una via giusta e cioè la limitazione della moneta contante – Con l’avvento dell’euro si è verificata una catastrofe come la guerra o il terremoto, vi sono  poche persone che si sono arricchite e la gran parte del popolo si è impoverita: la forbice tra ricchi e poveri si è notevolmente allargata.

seguirà prossimo.

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25 aprile 2013 · 10:56

Cause della crisi economica italiana, europea e… mondiale

Problematiche di natura monetaria e creditizia:

la causa primaria della crisi monetaria e creditizia va ricercata nella riforma Amato del 1992/93, che fu voluta dai governanti italiani per poter “entrare in Europa” e partecipare alla moneta unica europea.

La riforma Amato ha stravolto il sistema monetario e creditizio italiano trasformandolo da sistema bancario rigidamente SPECIALIZZATO a sistema bancario MISTO.

Per essere chiari e comprensibili bisogna fare un po’ di storia: l’Italia prima della I° guerra mondiale aveva un sistema monetario e creditizio MISTO, cioè un sistema dove le banche potevano effettuare operazioni a breve, medio e lungo termine senza alcun controllo statale; ciò portò le stesse banche a fare “affari d’oro” durante il conflitto mondiale poiché esse poterono finanziare le industrie pesanti o “industrie di guerra” e al contempo svolgere le altre attività creditizie senza particolari limiti o vincoli.

Alla fine del  primo conflitto mondiale, le industrie per sopravvivere dovettero però “riconvertirsi” da “industrie di guerra” in “industrie di pace”, ma ciò non fu sempre possibile perché le risorse finanziarie che lo Stato poteva destinare a tale cambiamento non erano sufficienti; ed ecco quindi il fallimento delle industrie e conseguentemente delle banche che avevano legato le loro sorti alle industrie di guerra (fallimento degli ANSALDO di Genova, fallimento della Banca di Roma, della Banca Italiana di Sconto ecc…).

L’avvento del fascismo non fu dovuto a 20.000 scalmanati che fecero la marcia su Roma, ma venne favorito dal malcontento che si era creato proprio a causa delle pesante crisi finanziaria scatenatasi (non solo in Italia) dopo il primo conflitto mondiale; ed infatti il regime fascista non mancò di intervenire sul settore creditizio, in particolare mettendo ordine nella materia monetaria e creditizia con diversi progetti di legge bancaria che nel 1926 sfociarono in alcuni decreti che furono convertiti in legge e rimasero a lungo in vigore. L’obbiettivo era ed è stato l’attuazione di una perfetta SPECIALIZZAZIONE BANCARIA, dove operassero banche a breve, medio e lungo termine, sotto il diretto controllo del Governo.  Nel 1926 nacque la BANCA D’ITALIA come unico istituto di emissione e come “banca delle banche”, che tra l’altro da allora attua il controllo di vigilanza su tutte le altre banche. La banca di Sicilia ed il Banco di Napoli cessavano di essere istituti di emissione. Nel 1936, dieci anni dopo, si attuò la vera e propria riforma bancaria, strutturando il sistema creditizio in forma gerarchica e istituendo distinte categorie:

(i) le banche di credito ordinario che operavano il credito a breve, cioè raccoglievano il risparmio dai piccoli risparmiatori con depositi massimo a 18 mesi e concedevano credito a breve, massimo 18 mesi e solo per finanziare il capitale circolante delle piccole e medie imprese. Tali banche erano gli ISTITUTI DI DIRITTO PUBBLICO e le banche di Interesse NAZIONALE (CON FILIALI ALMENO IN 30 PROVINCE), POI VI ERANO LE CASSE RURALI E ARTIGIANI E LE BANCHE POPOLARI E COOPERATIVE.

(ii) gli ISTITUTI di credito che potevano operare a medio termine, cioè banche specializzate per concedere credito a massimo 5 anni, che emettevano titoli di raccolta (buoni, ecc…) massimo a 5 anni. Tali banche erano COSTITUITE CON LA PARTECIPAZIONE DELLE BANCHE DI CREDITO ORDINARIO.

(iii) GLI ISTITUTI di credito che potevano operare a lungo termine, CHE CIOE’ OPERAVANO FINANZIAMENTI DA 5 ANNI IN POI, I QUALI ERANO PARTECIPATI SOPRATUTTO DAGLI ISTITUTI DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO (BANCO DI NAPOLI, DI SICILIA, MONTE PASCHI DI SIENA,  ECC…) CHE ERANO FONDAZIONI NON AVENTI SCOPO DI  LUCRO (per inciso, con la “grande” riforma AMATO tali istituti sono stati svenduti alla finanza privata: vi ricordate le autoambulanze con la scritta “dono del banco di Napoli”? …lo scopo di tali banche, per altro di antichissima origine, era anche di carattere sociale come quello di combattere l’usura poi di reinvestire gli  utili in mille modi: concedere credito agevolato a certi tipi di imprese, ecc… TUTTO CIO’ E’ STATO ANNIENTATO CON LA RIFORMA AMATO!).

NEL 1931 IL GOVERNO ISTITUI’ POI ANCHE L’I.R.I., L’IMI, L’IRFIS, IL CREDITO MINERARIO, IL CREDITO PESCHERECCIO, IL CREDITO INDUSTRIALE, IL CREDITO AGRARIO, L’ARTIGIANCASSE, ECC….  Tutti Istituti che operavano a medio e lungo termine e si approvvigionavano di mezzi finanziari emettendo Obbligazioni, Buoni del tesoro, titoli di vario genere a medio e lungo termine, oltre la CASSA DEPOSITI E PRESTITI a cui affluivano i risparmi postali.

Insomma  la materia monetaria e creditizia era così governata: COMITATO INTERMINISTERIALE PER IL CREDITO ED IL RISPARMIO (a cui partecipavano i ministri dei dicasteri economici e finanziari più il ministro della guerra) LA BANCA D’ITALIA; IL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA ED IL MINISTRO DEL TESORO. Tali organismi governavano la materia monetaria e creditizia e decidevano le manovre quantitative per combattere l’inflazione: la manovra del tasso UFFICIALE DI SCONTO, le operazioni sul mercato aperto,  la riserva obbligatoria, ecc…

Non mi dilungo: sappiamo distruggere presto il bene e creare prestissimo il male.  La riforma AMATO infatti ha consegnato l’Italia a 20 grandi finanzieri privati. La privatizzazione della materia monetaria e creditizia è un grande male perché la natura umana è “insaziabile e avida”. Con la riforma Amato, infatti, è stata abolita la specializzazione bancaria e si è di fatto tornati al sistema misto con la conseguenza che i “grandi finanzieri” hanno avuto piena libertà nell’utilizzare le risorse raccolte presso i piccoli risparmiatori per finanziare le proprie clientele e i propri investimenti speculativi (derivati, ecc…).

LA STORIA CI INSEGNA CHE IL “TESORO” DELLO STATO E’ SEMPRE STATO GOVERNATO E PREROGATIVA DEL RE (DELLO STATO): non può tollerarsi che sia in mano ai privati.

Tra giorni entreremo nel merito dell’EURO e  del modo come è stato fatto e voluto dai nostri GRANDI GOVERNANTI.

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