L’esattore delle tasse, delle imposte e dei contributi è l’EQUITALIA SPA, una società pubblica a cui partecipano l’AGENZIA DELLE ENTRATE e L’INPS che sono gli unici soci.
Prima di parlare di Equitalia e del sistema (assurdo) di riscossione che vige nel nostro Paese è opportuno, soprattutto per i meno esperti, ricordare quali sono i principali tributi nel nostro sistema affinché non si parli genericamente solo di TASSE.
I tributi in Italia sono principalmente di tre tipi: le tasse, le imposte ed i contributi.
Le “tasse” si pagano allo Stato o agli Enti pubblici quale corrispettivo dei servizi da questi prestati ai cittadini (es. la TARSU è una tipica tassa perché versata all’Ente Comune che deve prestare un servizio al cittadino in termini di raccolta e smaltimento dei rifiuti).
Le “imposte” – che si dividono in dirette (IRPEF, IRES e IRAP ) ed indirette (IVA, IMPOSTE DI REGISTRO, IPOTECARIE CATASTALI, ECC…) – sono prelievi coattivi imposti dallo Stato che deve garantire ai cittadini servizi oggettivamente non definibili (la difesa, l’istruzione, le infrastrutture, l’ordine pubblico ecc.).
I “contributi”, infine, sono oneri che ogni cittadino sostiene per procurarsi una previdenza futura (pensione) ed un’assistenza sanitaria o infortunistica immediata. Si pagano all’INPS e all’INAIL.
Con lo sviluppo dello STATO SOCIALE alcune tasse hanno perso la loro “specialità”, ma nella sostanza ancora oggi il carico tributario e previdenziale è rappresentato da tali TRIBUTI.
L’art. 53 della Carta Costituzionale recita: “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
In base a tale articolo, ogni tipo di balzello o tributo deve essere rapportato alla “capacità contributiva del cittadino”. Volendo applicare alla lettera tale principio costituzionale il pensionato minimo (che percepisce euro 480 mensili) non dovrebbe pagare l’IMU, la TARSU (e forse neanche la corrente elettrica!!); il piccolo commerciante o artigiano che da anni non consegue utili sufficienti per sopravvivere non dovrebbe pagare IRPEF, IRAP, IMU, TARSU e neanche i contributi previdenziali “minimi” degli autonomi che sono pari ad € 3.200,00 annui!… ebbene sì, esistono i contributi previdenziali “minimi”, che cioè vanno versati all’INPS anche se non si consegue alcun reddito; ma se un piccolo commerciante o artigiano in un dato esercizio non ha reddito come può pagare!!??
Nel nostro sistema, purtroppo, l’art. 53 della Costituzione viene sistematicamente calpestato e disatteso. Ho appena fatto l’esempio del pensionato minimo e dell’artigiano che non consegue reddito, ma il discorso potrebbe continuare (ed è opportuno che mi fermi altrimenti sarei costretto ad invitare i lettori a ribellarsi con più forza…). E’ evidente, comunque, che prima di parlare di “salario sociale” e altre idiozie simili, basterebbe chiedere e pretendere dai nostri politici il pieno e concreto rispetto dell’art. 53 della Costituzione, attraverso leggi più giuste, per risolvere i problemi di tantissime persone.
Tornando ad Equitalia, come detto, essa rappresenta la società che si occupa della “riscossione” dei tributi di cui abbiamo appena parlato. Equitalia, è una società (SpA), ma si “confonde” a tutti gli effetti con lo STATO: allora dove sta l’imbroglio?
Per capirlo basti un esempio:
Se un cittadino presenta il modello UNICO indicando erroneamente una detrazione di € 750,00 in dichiarazione per un figlio a carico che, sebbene studente, in estate ha lavorato percependo un salario complessivo che supera la soglia di euro 2.840,00 che fa perdere il diritto alla detrazione, succede quanto segue.
L’Agenzia delle ENTRATE dopo un anno circa dalla consegna della dichiarazione dei redditi invia un c.d. AVVISO BONARIO invitando il contribuente a pagare entro 30 gg quanto dovuto per l’indebita detrazione + interessi e una sanzione ridotta pari al 10% della maggiore imposta dovuta. Se il contribuente non paga, l’Agenzia invierà il ruolo all’esattore EQUITALIA il quale provvederà ad emettere la relativa cartella esattoriale che sarà formata dalle seguenti voci:
REPARTO ERARIO:
indebita detrazione: € 750,00 + interessi per il ritardato pagamento
REPARTO EQUITALIA:
sanzioni 30%: € 225,00
+ interessi di mora se il versamento non viene effettuato nei trenta giorni dalla notifica della cartella
+ aggio di riscossione del 9% sul totale dovuto (imposta, sanzioni e interessi), sceso all’8% da pochi giorni.
In sostanza, l’importo da versare a distanza di due anni raddoppia.
MA EQUITALIA (id est, L’AGENZIA DELLE ENTRATE E L’INPS) COME SI DICEVA E’ DELLO STATO, PERCIO’ SUGLI IMPORTI VERSATI IN RITARDO O OMESSI PER MANCANZA DI RISORSE FINANZIARIE DEI CONTRIBUENTI, LO STATO APPLICA DI FATTO UNA DOPPIA SANZIONE (la sanzione vera e propria + il suo elevatissimo “aggio”) E DUE VOLTE GLI INTERESSI (quelli per ritardato pagamento e quelli di mora). DA CIO’ SI SPIEGA FACILMENTE COME EQUITALIA – IL CUI BILANCIO NESSUNO PRENDE IN CONSIDERAZIONE – PRODUCA UTILI PER CIRCA 20 MILIARDI L’ANNO.
La conclusione va da sé: il sistema di esazione dei tributi è incostituzionale perché lo STATO duplica le sanzioni e gli interessi.
La soluzione? Abolire immediatamente Equitalia, e predisporre direttamente presso i vari uffici Erariali, l’INPS e i Comuni il settore CASSA agevolando il più possibile i pagamenti da parte dei contribuenti anche con lunghe dilazioni.
Per riparare i danni prodotti da EQUITALIA, inoltre, attuare immediatamente con DECRETO LEGGE una rottamazione delle cartelle esattoriali notificate a tutto 30/04/2013 depurandole di ogni specie di sanzione e aggio di riscossione, lasciando solo l’interesse legale del 2,5% fisso e cancellando gli interessi di di mora.
Questa è la situazione reale, ma sul punto la televisione in primis fa grande confusione perchè “pubblicizza” che EQUITALIA è infame e vessatoria, ma non spiega perché lo è e cosa fare subito per fermare l’infamia.
continua