L’ entrata in vigore della moneta unica – euro – accompagnata da una politica deflazionistica, ha scoraggiato i risparmiatori a depositare i propri risparmi in banca o in posta e ciò perché il tasso di interesse era ed è bassissimo, molte volte gli interessi non coprono gli oneri bancari, ciò ha indotto i risparmiatori – sia percettori di reddito fisso – impiegati, operai e pensionati – sia i percettori di reddito d’impresa a tesaurizzare il risparmio in contanti – negli ultimi dieci anni si sono venduti milioni di casseforti -. La introduzione delle normative restrittive sulla circolazione contanti non consente oggi a questi soggetti di immettere sul mercato la moneta tesaurizzata in contanti, e ciò per non incorrere in accertamenti finanziari e bancari o in accertamento da redditometro. Ciò accompagnato dalla politica monetaria speculativa delle banche, portata avanti negli ultimi quindici, ha provocato un fenomeno pericolosissimo di recessione economica: per la caduta della domanda interna, per la mancanza di finanziamenti alle imprese, per la carenza di liquidità ecc.. Per dare un minimo di soluzione al problema ho proposto “uno scudo fiscale interno” al fine di consentire ai risparmiatori di immettere sul mercato la moneta tesaurizzata, distinguendo i risparmiatori percettori di reddito fisso ed i risparmiatori percettori di reddito variabile (impresa ecc.). Redigendo una tabella del risparmio per i percettori di reddito fisso, cioè senza pretendere da questi alcun tributo sul risparmio scudato (proporzionalmente al reddito percepito negli ultimi dieci anni) oltre il limite determinato è necessario predisporre una aliquota d’imposta progressiva ( se il pensionato ha percepito una pensione di € 1.200,00 mensile ed è proprietario della propria abitazione allora si può ipotizzare che abbia potuto risparmiare € 3.000,00 annui che per dieci anni ammontano ad e 30.000,00 – somma massima scudabile senza oneri). Per i percettori di reddito di impresa e lavoro autonomo che volessero scudare il risparmio tesaurizzato in contanti basta determinare una tabella di aliquote progressive, fino all’aliquota massima IRPEF e consentire in tal modo l’immissione nel circuito finanziario della moneta contante.( in tal caso senza alcuna franchigia). Da una indagine fatta sul mercato reale tutti sono d’accordo a pagare per poter liberalizzare la moneta. Naturalmente non si tratta di condono fiscale perché comunque l’Agenzia delle Entrate potrà accertare maggiori redditi oltre quelli scudati. Qualche politico di turno – che capisce molto poco – ha interpretato la cosa come un condono e mi ha ammonito affermando che il “condono è un sacrilegio contro Dio e contro gli uomini”. Sono perfettamente d’accordo, ma è un sacrilegio anche lo stipendio dei politici, le tre pensioni che hanno molti politici e molti burocrati del sistema, e lo sperpero di danaro pubblico che fanno i politici! è una vergogna!!..
In sintesi, attuando una riforma del sistema monetario e creditizio con l’intervento del potere pubblico attraverso l’introduzione della SPECIALIZZAZIONE BANCARIA ed il ritorno dei governi a controllare la materia monetaria e creditizia attraverso le manovre quantitative classiche, la immissione sul mercato monetario della moneta tesaurizzata in contanti, possiamo avere dei benefici immediati in termini di stimolo della domanda interna e di finanziamenti alle imprese.
continua.